di Camila Pelissero
Nel mese di settembre, la Milano fashion week ha visto tra le invitate Imane Khelif, nome che in molti abbiamo conosciuto durante i Giochi Olimpici di Parigi svoltisi nel recente periodo estivo. Pugile algerina, medaglia d’oro di quest’anno, ha involontariamente fatto parlare di sé e del pugilato femminile a causa di una campagna d’odio che l’ha fatta diventare oggetto di fake news e disinformazione secondo le quali sarebbe stata un uomo che compete nella categoria femminile. Proviamo però a fare un passo indietro e tentiamo di capire come è nata la vicenda e quali siano gli elementi che l’hanno portata alla fashion week.
Durante il periodo della competizione olimpica, il primo ad aver diffuso la fake news su scala mondiale è stato Elon Musk con la pubblicazione di un post su X in cui sosteneva le parole di un’altra atleta: “Men don’t belong in women’s sports”, ovvero “Gli uomini non hanno posto negli sport femminili”. Un’affermazione che, dato il hashtag “I Stand With Angela Carini”, era chiaramente volto a difendere la pugile italiana che ha definito un’ingiustizia il suo scontro contro Khelif, dal quale si è ritirata, polarizzando l’opinione pubblica contro la pugile algerina.
La critica ricevuta dall’atleta è una di quelle che vengono spesso rivolte alle donne transgender in ambito sportivo, eppure Imane Khelif si è sempre definita donna e ha vissuto come tale fin dalla nascita, competendo nelle categorie femminili. L’accusa, infatti, non è scaturita da azioni o parole dell’atleta stessa, bensì da una dichiarazione dell’IBA, associazione di pugilato dilettantistico che l’ha squalificata dai mondiali di pugilato femminile 2023 in seguito ad aver effettuato dei test su di lei che l’avrebbero confermata non idonea a competere in quanto “uomo”.
Alle Olimpiadi di Parigi 2024 si è poi tenuta una conferenza stampa durante la quale i rappresentanti dell’IBA sono tornati in difesa della propria posizione con argomentazioni che, però, sono risultate piuttosto deboli: da un lato, mancavano di basi concrete, dato che non hanno fornito alcuna specifica sui test che sostengono di aver eseguito; dall’altro, hanno reso poco sottile il loro intento di portare avanti una battaglia politico-ideologica contro il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), nonché organizzazione incaricata di verificare l’idoneità delle atlete alla competizione olimpica che aveva precedentemente disconosciuto l’IBA per scarsa trasparenza e per vicinanza agli interessi del governo russo. “Dobbiamo proteggere le nostre donne” e “difendere i valori tradizionali” sono tra le frasi pronunciate, così come l’aver descritto il presidente del CIO con il termine “sodomita” perché ritenuto colpevole di aver permesso l’intrusione di “uomini” all’interno dei giochi femminili.
Nonostante l’esito tutto sommato negativo della conferenza stampa, dato che giornalisti presenti hanno riportato una grande confusione che rendeva difficile comprendere ciò che si stava dicendo ed emittenti come la BBC che hanno deciso di interromperne la trasmissione, si potrebbe dire che l’obiettivo dell’associazione di pugilato sia stato raggiunto almeno in parte, dato che, oltre a Elon Musk, diversi personaggi influenti quali J. K. Rowling, Donald Trump (e suoi sostenitori) e anche diversi esponenti della destra politica sul piano nazionale si sono schierati contro Imane Khelif, mettendo in dubbio sia la sua identità e la sua femminilità, costringendola a difenderle, sia la legittimità e l’affidabilità del CIO. Sono bastate poche parole da parte di pochi individui per permettere che informazioni fondamentali come quelle sopracitate venissero trascurate, decontestualizzando così accuse infondate e amplificando esponenzialmente la voce di chi le aveva volute spargere inizialmente.
Contrariamente a quanto le critiche dell’estate potessero far pensare, al ritorno in Algeria hanno iniziato a circolare foto e video in cui Khelif dimostra un aspetto molto tipicamente femminile. Quella stessa femminilità è ciò che l’ha portata ad essere invitata e accolta con calore alla Milano fashion week, durante la quale ha avuto la possibilità di difenderla ancora.
Ciononostante, è doveroso far notare quanto questo lieto fine sia soltanto apparente. Infatti, per quanto le voci e le accuse su larga scala sembrino essersi fermate, bisogna anche riconoscere che un’associazione come l’IBA, per quanto stia venendo allontanata dal mondo sportivo, difficilmente smetterà di portare avanti le proprie ideologie, e che individui con un’influenza tale come quella di Elon Musk non hanno smesso di averla. In situazioni come questa è facile perdersi nel gran numero di pareri, commenti e notizie, scordandosi che il bersaglio di queste accuse è stata una singola persona che ha dovuto reggerne il peso. Apparentemente, Khelif è stata in grado di sopportare la pressione, ma ciò non dovrebbe distogliere la nostra attenzione dal fatto che nessuno dovrebbe poter condizionare le idee di milioni di persone con così tanta facilità, tantomeno se, come spesso accade, questo condizionamento le porta ad attaccare persone che in alcun modo detengono un potere mediatico equivalente che permetta loro di difendersi adeguatamente.