di Emanuele Russo
Negli anni ’90, quando buona parte dei Millennial ha fatto o almeno cominciato le scuole superiori, girava tra i diari di scuola una frase di “Che” Guevara: “Lasciatemi dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il rivoluzionario vero è guidato da grandi sentimenti di amore. È impossibile pensare ad un rivoluzionario autentico senza questa qualità”.
Faceva parte di quelle frasi che ci si scriveva a vicenda sulle Smemoranda o sui Comix, senza far troppo caso al significato. L’importante era lasciare una dedica sul diario dell’altra persona, poco importava cosa ci fosse scritto. Ad esempio, mi capitò di pensare per un anno che la più bella della classe avesse una cotta per me per ciò che mi aveva scritto, invece aveva aperto a caso il proprio diario e scritto a me cosa vi aveva trovato. Ma torniamo alla frase. Guevara si rendeva probabilmente conto che, da persona che aveva scelto la via delle armi, fosse difficile passare per innamorato.
L’epoca era diversa, e il tipo di rivoluzionari di cui parliamo nel progetto Hate Trackers non è di tipo violento, ma credo che sia comunque difficile che la situazione non sia cambiata di molto. Se pensiamo ad un attivista, difficilmente ci viene in mente di considerarlo innamorato. Eppure, se ci facciamo caso, è molto più facile capire come sia iniziato un percorso di attivismo se lo descriviamo come faremo con un innamoramento.
All’inizio, vediamo un gruppo di persone che fanno qualcosa che ci incuriosisce. Magari li abbiamo già sentiti nominare, oppure li ascoltiamo e veniamo catturati dalle loro parole, diverse nei modi e nelle forme a quelle di chiunque altro, anche se magari non nella sostanza. Magari ci colpisce l’estetica di un flash mob, o di un cartellone. Allora ci avviciniamo, chiediamo informazioni, e ci presentiamo al primo incontro. Inizialmente è possibile che si sia un po’ timidi, poi man mano che ci si conosce si acquisisce coraggio. Si comincia a dedicare sempre più tempo alle iniziative e agli eventi, dando priorità al calendario dell’organizzazione o del gruppo rispetto a ciò che si faceva prima. Il periodo in cui non ci si fa domande e si aderisce ad ogni iniziativa può durare 6-8 mesi. Esattamente come la prima fase di una relazione. Poi, la razionalità comincia a rientrare in gioco. Aumentano le domande, la curiosità acritica lascia il posto allo spirito critico, e si cominciano a vedere i primi difetti. A questo punto, l’innamoramento deve fare un salto di qualità, altrimenti tutto si sgonfia e si passa ad altro.
Se si riesce a porre l’attenzione sugli obiettivi comuni da perseguire, distogliendola dall’
Dal momento che è molto più facile essere stati innamorati che attivisti, ci risulta più semplice derivare la sensazione che si prova mobilitandoci per una causa ricordandoci di come ci siamo sentiti incontrando una persona che ci è piaciuta molto.
Il parallelismo tra attivismo e amore è utile non solo da un punto di vista descrittivo, ma anche come esortazione. L’amore è uno dei pochi campi, molto spesso l’unico, dove ci addentriamo nonostante i fallimenti e gli acciacchi precedenti con impegno quasi immutato. Dovremmo provare a fare lo stesso anche dopo aver vissuto una delusione in campo sociale e politico. Difficile è cambiare la realtà che ci circonda, così come far funzionare una relazione per lungo tempo, nonostante i migliori sforzi. Tuttavia, se si impara a dosare gli sforzi e si respira senza affanno, i risultati arrivano.